You can call me Vera Liquet. I write short stories. Names, places and plots are fictional. Sometime they may be inspired by true events. Mi potete chiamare Vera Liquet. Qui vi propongo brevi storie con nomi, luoghi e trame di fantasia. A volte potrebbero riflettere fatti realmente accaduti.      email@veraliquet.co.uk

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Mi potete chiamare Vera Liquet. Qui vi propongo brevi storie con nomi, luoghi e trame di fantasia. A volte potrebbero riflettere fatti realmente accaduti. 

vera.liquet@gmail.com

1.00 am

I am a photographer and I work in a shop. I usually wonder around the city in search of magical places to photograph. One morning I find myself on a bus which I casually get on. Suddenly I look out of the window at an abandoned railway station. I take a picture before the bus can be ready to depart. From this moment this photo haunts me. I feel  that I can find something that belong to me in that place. One night I leave the house and head to the station. I don' t remember if I took my meds that day or the day before. These are antipsychotics. The air is freezing. I' m going out in my pijamas. I take my inseparable camera with me. I am obsessed with that photo. I go down an escarpment covered in dense vegetation. I get injured. I have a lot of scratches but I don' t feel the pain. Under the bridge of that stretch of railway I meet two men who are talking animatedly. They tell me that thirty years ago they took a train that passed through that railway. I wonder what they are doing there at the moment. They explain to me that they are waiting for the next train. I reply by saying that the railway seems completely abandoned.

" You can see anything when you really want to see it ! " they reply.

They add also that someone else is waiting with them. He lives in that house by the railway. Climbing grass covers the facade with some broken windows. It looks like uninhabited for sometime. The entrance door is not barred. I pay attention because it is not safe. When I am in I look at the man. He doesn' t talk much. He just tells me that I can find someone else waiting beyond the bush where the tracks seem to end. I follow the tracks up to that point. The light from the street lamps no longer reaches here. I find myself unexpectedly in front of a man I fall in love with. At 1.00 each following night, I head to the station to meet my beloved. I don' t sleep anymore and I lose my job at the shop. I neglect taking care of myself, I stop cleaning my home which becomes very messy. I hoard a lot of trash. Neighbours call the social workers. A little later I am admitted to a hospital cause I' m not willing to take my medications. I' m desperate. I don' t want to be admitted bacause I will not longer be able to visit my beloved at the station. In the hospital I learn that I am pregnant. After nine months I am discharged. My daughter is born. When she turns eighteen, before I die, I give her news about her father for the first time. I tell her that after being discharged from the hospital I never met him again at the station. I am afraid he was a visual hallucination. Actually I don' t know if he was real or a hallucination resulting from my psychosis. I only know that I had my daughter after I met him. Now that I' am dying I let my daughter tell the rest of the story.

I believe everything my mother told me before she died. I always carry the photo of the station with me. At 1.00 o' clock one night I go to the platforms where my mother used to meet my father. I see them embraced tenderly. I talk to them, I cry, I hug them. Every night I go to visit them. One of those nights a stranger asks me who I was talking to and laughing with. He takes me to a hospital because I am out of mind. I am admitted for a year. He comes to visit me daily. When I am discharged we decide to live together. We go back along those tracks. I have never found my parents again there. Maybe they were just a hallucination.

1.00 am

Sono una fotografa e lavoro in un negozio. Di solito giro a zonzo per la citta` in cerca di posti magici da fotografare. Un mattino mi trovo su un autobus su cui salgo casualmente. Ad un tratto osservo dal finestrino una stazione della ferrovia abbandonata. La fotografo di corsa prima che l' autobus possa ripartire. Da questo momento questa foto mi strega, mi ossessiona. Come se in essa possa trovare qualcosa che mi appartenga. Una notte esco di casa e mi dirigo alla stazione. Non ricordo se quel giorno o  il giorno prima  ho assunto le mie medicine. Si tratta di antipsicotici. L' aria e` gelata. Sto uscendo in pigiama. Porto con me la mia inseparabile macchina fotografica. Quella foto della stazione ha qualcosa che mi attira come una calamita. Scendo una scarpata con una fitta boscaglia. Mi ferisco, riporto molti graffi. Non avverto dolore. Incontro sotto al ponte di quel tratto di ferrovia due uomini che parlano animosamente. Mi dicono che trenta anni addietro presero un treno che passava per quella ferrovia. Chiedo cosa stiano facendo li` in quel momento. Mi spiegano che stanno aspettando il prossimo treno. Replico dicendo che la ferrovia sembra del tutto abbandonata.

" Puoi vedere qualsiasi cosa quando vuoi veramente vederla" mi rispondono.

Aggiungono che qualcun altro sta aspettando con loro. Abita in quella casa accanto alla ferrovia. Erba rampicante ne ricopre la facciata. Posso scorgere i vetri rotti delle finestre. Sembra non abitata da tempo. La porta d' ingresso non e` sbarrata. Faccio attenzione e` pericolante. Entro. Vedo l' uomo. Non e` di molte parole. Mi comunica che posso trovare qualcun altro in attesa oltre la boscaglia dove i binari sembrano finire. Seguo i binari fino a quel punto. La luce dei lampioni non arriva piu` qui. Mi trovo inaspettatamente di fronte ad un uomo di cui mi inammoro. All' 1.00 di ogni notte successiva mi dirigo alla stazione per incontrare il mio amato. Non dormo piu` e perdo il lavoro al negozio. Mi trascuro e trascuro la mia casa che diventa piena di rifiuti. I vicini di casa chiamano gli assistenti sociali. Di li` a poco vengo ammessa in un ospedale non avendo piu` intenzione di prendere le mie medicine. Sono disperata. Non voglio essere ammessa perche` non potro` piu` andare a trovare il mio amato alla stazione. Nell' ospedale vengo a conoscenza di essere incinta. Dopo nove mesi vengo dimessa. Nasce mia figlia. Quando compie diciotto anni, prima che io muoia, le fornisco per la prima volta notizie riguardo il padre. Le racconto che dopo essere stata dimessa dall' ospadale non lo incontrai piu` alla stazione. Temo che fosse un' allucinazione visiva. In realta` non so se fosse reale o un' allucinazione frutto della mia psicosi. L' unica cosa certa e` che ho avuto mia figlia dopo averlo incontrato. Ora che sono in fin di vita lascio il resto del racconto alle parole di mia figlia.

Credo a tutto quello che mi disse mia madre prima di morire. Porto con me sempre la foto della stazione. All' 1.00 in punto una notte vado ai binari esattamente dove mia madre disse di trovare mio padre. In quel punto ed a quell' ora riesco a vederli abbracciati teneramente. Parlo con loro, piango, li abbraccio. Ogni notte vado a trovarli. Una di quelle notti uno sconosciuto mi chiede con chi parlassi e ridessi. Mi conduce in un ospedale perche` sono fuori di me. Vengo ammessa per un anno. Mi viene a trovare giornalmente. Quando vengo dimessa decidiamo di vivere insieme. Ritornai con lui lungo quei binari. Non trovai mai piu` i miei genitori. Forse erano solo un' allucinazione della stazione abbandonata.

You can call me Vera Liquet. I write short stories. Names, places and plots are fictional. Sometime they may be inspired by true events. Mi potete chiamare Vera Liquet. Qui vi propongo brevi storie con nomi, luoghi e trame di fantasia. A volte potrebbero riflettere fatti realmente accaduti.      email@veraliquet.co.uk

You can call me Vera Liquet. I write short stories. Names, places and plots are fictional. Sometime they may be inspired by true events.

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BLUE

IL VESTITO

Il signor Albert era solito svegliarsi la mattina molto presto. Ascoltava le news al televisore e leggeva il giornale allo stesso tempo. Seguiva le notizie anche su Internet. Era l'epoca del Coronavirus. La pandemia dell'anno 2020 gli incuteva timore, ansia e molte preoccupazioni. A sessantacinque anni di età era un uomo solo al mondo. Aveva però un forte istinto di sopravvivenza che gli permetteva di affrontare con energia le piccole difficoltà quotidiane. Era solito fare lunghe passeggiate la mattina, fare la spesa nel supermercato vicino il suo appartamento e occuparsi delle faccende domestiche. Prima della diffusione della malattia amava nuotare tre volte a settimana ed incontrare i suoi amici per giocare a bingo o a carte.

In questo periodo d'incertezza avrebbe voluto fare un'unica cosa: dipingere. Desiderava esprimere la creatività che aveva in corpo e lasciare un'impronta su questa Terra. Come gli uomini della preistoria che, con l'urgenza di esprimersi, lasciarono  disegni rupestri ai posteri. Comprò tutto il necessario. Si fece fare costruire una doppia tela su cui si potesse dipingere il fronte ed il retro della stessa. Con una mano incerta e tremante dipinse un ritratto di Albert anziano sul fronte ed di un Albert ventenne sul retro. Il suo volto si copri` di un pesante velo di malinconia quando noto' il contrasto fra le due immagini dipinte.

Visse una giovinezza molto agitata durante la quale frequentò cattive amicizie,  dedicandosi al gioco d'azzardo e passando da una relazione sentimentale ad un' altra. Avrebbe voluto intraprendere studi artistici. Le pareti della stanza di Albert ragazzo infatti erano ricoperte dai suoi dipinti. Purtroppo la condizione finanziaria della famiglia peggiorò con il tempo. Il padre si caricò di molti debiti ed Albert ,ventenne, incomincio' a cercare un'occupazione. Divenne un postino. Lavorava con molto zelo e dedizione.

Su una seconda tela Albert impressionò l'immagine di Teresa. Indossava un vestito blu la prima volta in cui la vide. Quando i loro sguardi s'incontrarono era esattamente il giorno in cui Albert compieva vent'anni di servizio come postino.

THE DRESS

Mr. Albert used to wake up very early in the morning. He listened to the news on the TV and read the newspaper at the same time. He also followed the news on the Internet. It was the era of the Coronavirus. The pandemic of the year 2020 caused him fear, anxiety and many worries. At sixty-five years of age he was a lonely man in the world. However, he had a strong survival istinct that allowed him to face small daily difficulties with energy. He used to take long walks in the morning, shop in the supermarket near his apartment and take care of household chores. Before the spread of the disease he loved to swim three times a week and meet his friends to play bingo or cards.

In this period of uncertainty he would have liked to paint. He wanted to express his creativity and leave an imprint on this Earth. Like the men of the prehistory who, with the urge to express themselves, left cave drawings to posterity. He brought everything he needed. He had a double canvas built on which the front and back of the canvas could be painted. With an uncertain trembling hand he painted a portrait of an old Albert on the front and of a twenty year old Albert on the back. He was overcome with melancholy when he noticed the contrast between the two painted images.

He lived a very agitated youth during which he used to hang out with bad friends, dedicating himself to gambling and having multiple sentimental relationships over the years. He would have liked to undertake artistic studies. In fact the walls of Albert boy's room were covered with his paintigs. Unfortunately the family's financial condition worsened with time. The father took on many debts and Albert, twenty years old, started looking for a job. He became a postman. He worked with great zeal and dedication.

On a second canvas Albert impressed Teresa' image. She was wearing a blue dress the first time he saw her. When they met it was exactly the day he completed twenty years of service as a postman.

LE LETTERE

Albert aveva assegnata una zona della città in cui distribuire la posta. Di solito era sempre la stessa zona. Talvolta scambiava quattro chiacchiere con gli abitanti di quelle case a cui consegnava importanti comunicazioni quotidianamente. Non parlò mai con Teresa. Albert aveva una vivida immaginazione. Ciascuna di quelle case davanti cui si fermava ogni giorno custodivano un mistero. Teresa era uno di questi. Albert incomincio' a lasciarle nella  cassetta della posta lettere anonime dal colore blu oltre alla sua regolare corrispondenza. Le scrisse, con cadenze forse mensili, per ben cinque anni. Teresa nel tempo probabilmente capì chi fosse il mittente. Nonostante questo non fece mai reclami o non cerco' mai di lasciare una risposta a quelle lettere nella cassetta della posta. Albert le raccontò spesso della sua sconfinata solitudine che lo trascinò nel vortice della depressione. Altre volte a travolgerlo era l'euforia spesso ingiustificata. I suoi sbalzi di umore e le sue condotte poco assennate mettevano in pericolo ciò che rendeva stabile la sua vita: il suo posto di lavoro e le sue poche amicizie. Le confessava i suoi intimi pensieri diventando così la segreta custode di un vero e proprio diario. A volte Albert pensava che la donna avrebbe potuto gettare via le sue lettere sistematicamente. Ma questo pensiero non lo distolse dal continuare a scriverle.

Una volta realizzato il ritratto di Teresa l'anziano Albert si sentì consolato nel poterla vedere di nuovo. Era ormai pensionato. Molti anni erano passati dall'ultima lettera blu con cui  le aveva confessato il suo amore ed l'indirizzo della sua abitazione.

Erano circa tre mesi che Albert era quasi sempre in isolamento a casa per prevenire il rischio di contagio da Coronavirus. Quando poi in città  fu abrogato il periodo di quarantena e gli abitanti ripresero a poco a poco a svolgere le loro attività Albert poté incontrare di nuovo i suoi amici.

Uno di quei giorni suono' il campanello della sua porta. Era Teresa che, indossando il suo vestito blu, gli apparve di fronte sorridente.

THE LETTERS

Albert had assigned an area of the city in which to distribuite the mail. Usually it was always the same area. Sometimes he chatted with the inhabitants of those houses to whom he delivered important communications daily. He never spoke to Teresa. Albert had a vivid imagination. Each of those houses where he stopped every day held a mystery. Teresa was one of these. He began to leave anonymous blue letters in her mailbox in addition to her regular correspondence. He write them, perhaps monthly, for five years. Over time Teresa probably understood who the sender was. Despite this she never made complaints or never tried to leave a reply to those letters in the mailbox. Albert often told her about his boundless loneliness that dragged him into the vortex of depression. Other times to overwhelm him was the often unjustified euphoria. His mood swings and his unreasonable behaviour could put at  risk his job and his relationships with his few friends. He confessed his intimate thoughts to her and she became the secret keeper of a real diary. Sometimes Albert thought that the woman could systematically throw away his letters. But this thought did not distract him from continuing to write to her.

Once the portrait of Teresa was made, elder Albert  felt consoled to be able to see her picture again. He was now retired. Many years had passed since the last blue letter on which he had confessed his love and home address.

It was about three months that Albert was almost always in solitary confinement at home to prevent the risk of Coronavirus infection. When the quarantine period was abrogated in the city and the inhabitants gradually resumed their activities Albert was able to meet his friends again.

One of those days the doorbell rang. It was Teresa who, wearing her blue dress, appeared in front of him smiling. 

Latest comments

29.08 | 13:31

Bravissima mi piacciono tantissimo questi racconti

06.05 | 18:06

I feel blessed to know you Jenny. You always encourage me. I am so grateful to you my genuine, loving and inspiring friend! 💞💞

20.04 | 03:15

I feel blessed to know the woman behind the words. She’s so genuine, loving and inspiring. It’s not easy to come across someone like this. Please continue to read her writing and share with others.💕💕

26.07 | 10:15

Thanks a lot for your inspiring and uplifting words of support and approval hun!

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